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15-16 Giugno 2013 - Coast to Coast

 

Anche quest’anno, dopo un parto piuttosto lungo e tormentato, finalmente si è svolto per il quarto anno consecutivo il raduno più chiacchierato del forum dei sommeliers d’asfalto: il coast to coast.
Io non potevo mancare, ma visto che quest’anno ho deciso di mettere in vendita il Duke 690 e avevo sospeso l’assicurazione e con la capretta era impossibile fare 800 km di asfalto, ho deciso di portare da Roma il Duke 640.
Nonostante il chilometraggio piuttosto avanzato e una rain al posteriore che sicuramente sarebbe tornata disintegrata al mio ritorno dal raduno ho deciso di partire lo stesso con questa moto.
Per me il raduno è partito il venerdì dato che ero a Roma a lavoro e verso le 15.30 mi sono messo i pantaloni in cordura, stivali, guanti e giacca Ktm e ho avviato la moto. Sapevo che almeno due soste avrei dovuto farle visto che il serbatoio è di circa 9 litri + 2 di riserva.
Imboccata la strada che percorro ogni venerdì con la macchina sono entrato poi nel drittone dell’autostrada che porta a Civitavecchia. Pensavo a quanti chilometri mi dividevano ancora da Cecina ma cercavo di distogliere lo sguardo e pensare ai bimbi e Francesca che mi aspettavano a casa.
Passato il primo casello e dopo un po’ anche il secondo sono arrivato a Civitavecchia e sono entrato sull’Aurelia. Il primo tratto passa un po’ meglio perché passa dentro ai paesi e riesci a vedere qualche casa e qualche persona magari che si dedica al giardinaggio o all’orto. Primo rifornimento, spengo il Duke, faccio benzina, giro la chiave e premo il pulsante start ma non succede niente. Strano. Riprovo, niente. Mi sa che ho capito, il motorino d’avviamento mi ha lasciato, probabilmente si è dissaldato l’attacco dentro con le vibrazioni. Poco male c’è la pedivella. Primo colpo, partita.
Rientro sull’Aurelia, il tratto dopo è molto più noioso e arrivo finalmente nei pressi di Grosseto dove faccio il secondo stop per fare benzina. Ovviamente di nuovo via di pedivella e gas. Passo Follonica e mi viene da pensare che domattina sarò li con il mio gruppo a sparare cazzate prima di partire per quest’avventura.
Arrivo a San Vincenzo e i dolori sono aumentati, mal di testa, forse a causa del casco, mai tolto da quando sono partito a Roma alle 15.30. Finalmente vedo l’uscita Cecina centro e tiro un sospiro di sollievo. Sono le 18.40 quando entro dentro la strada di casa mia, parcheggio il Duke davanti al garage e salgo su dove mi aspettano i miei cuccioli e Francesca. La serata passa veloce e dopo aver giocato un po’ con i bimbi ci siamo preparati per la notte e siamo andati a letto.
La sveglia del sabato è suonata alle 7.00 e dopo aver finito di preparare le ultime cose nella borsa serbatoio ho salutato i bimbi e Francesca. Non stavo proprio benissimo di intestino (diciamo che mi stavo proprio cacando addosso) così Francesca è scesa in cucina e mi ha preparato una bella spremuta di limone e ho buttato giù un paio di fette biscottate visto che non avevo fame. Fortunatamente in casa avevamo delle bustine di un medicinale contro la diarrea e ne ho prese tre da portarmi dietro. Mentre mi mettevo le lenti a contatto ho sentito il rumore della moto di Alessandro fuori casa e mi sono affacciato. Gli ho detto subito del mio problema intestinale e lui mi ha detto che era nelle stesse condizioni. Così ho deciso di portarne sei di bustine invece di tre…
Siamo scesi giù in garage da me e ho tirato fuori il Duke posizionandoci sopra la borsa serbatoio. Fissata con gli elastici è un po’ ingombrante (anche perché c’è dentro un bel po’ di roba) ma meglio dello zaino.
Ero indeciso se portarmi dietro anche qualche attrezzo e/o fascetta d’emergenza ma poi ho detto, dove li metto? Allora ho pensato, vabbè al massimo qualcuno del gruppo li avrà, e poi il Duke non mi lascerà a piedi. Siamo andati a fare il pieno al distributore low cost li vicino e ci siamo diretti per l’Aurelia.
Qui c’è poco da dire, è la solita solfa fino a che siamo arrivati all’uscita Follonica nord. Eravamo in perfetto orario dato che mancavano 5 minuti alle 9.00. Dopo la prima rotatoria ho preso le indicazioni per il centro e in poco tempo siamo arrivati in piazza XXV Aprile proprio sotto il grattacielo. Ho guardato a destra e sinistra ma non vedevo nessuno: non avrò sbagliato giorno? Poi invece ho visto Fonsie con il suo Transalp che ci stava salutando. Boia, siamo i primi praticamente.
Parcheggiamo le moto e salutiamo Fonsie quando dopo 5 minuti ci raggiungono anche gli altri che erano al campeggio di Follonica dalla sera prima. In ordine sparso c’erano:
Dagasse con il suo Ktm 990 SM,
Derapage con il suo fido Ktm 660 multiore,
Lele con la trebbiatrice Husky 510,
Un collega di Lele (Andrea) con una Honda Transalp modello nuovo,
Greg con il Gas Gas con le plastiche e motore nuovi,
Costantino con una Kawasaki Z750 nera e arancio senza adesivi.
Circa 10 minuti dopo ci ha raggiunto anche Carlo Kiddo con la Bmw GS 800 accompagnato dal figlio più grande.
Dopo i saluti e abbracci abbiamo scattato qualche foto e abbiamo riempito una bottiglietta di acqua di mare del tirreno per portarla poi sull’adriatico. Questo è lo spirito del coast to coast no?.
Dagasse aveva pianificato una road map degna di un raid nel deserto quindi con il suo aiuto è stato facile ricostruire il percorso. Imboccata la strada provinciale per Tirli ci siamo diretti per Braccagni e Paganico in un turbinio di curve molto belle e ancora Cinigiano e Arcidosso.
Il percorso ovviamente evitava come la peste le strade dritte infatti ancora delirio per Piancastagnaio e Radicofani. Le tappe ai distributori le ometto visto che sono state parecchie. Chi aveva la racing o chi aveva 10 litri di serbatoio come me e Derapage era costretto. Gli altri rabboccavano soltanto.
Non ho ancora detto niente del mio amato Duke. Fino a quel momento si era comportata egregiamente per avere oltre 80.000 sul groppone. Ovviamente non gli tiravo il collo come con l’altro anche perché con quella borsa serbatoio davanti ci stavo proprio male. Inoltre non riuscivo a capire perché non stava al centro ma penzolava sempre da un lato (il destro). Più di una volta mi ero fermato a stringere le cinghie ma non c’era verso di tenerla dritta. Sembrava ci fosse un’incudine sul lato destro…
Continuando sulla SS478 per Sarteano ho visto i cartelli per Chiusi e mi sono detto: questo paese l’ho già sentito. Dopo qualche minuto e guardando il panorama ho capito. Eravamo nei pressi del lago Trasimeno e proprio a Chiusi ci fermammo nel lontano 2006 con Francesca dopo il viaggio di nozze. Che ricordi, facemmo oltre 700 km in poco meno di tre giorni.
Visto l’orario ci siamo fermati a Moiano a mangiare un boccone e riposare in un bar in paese. La pancia stava un po’ meglio però non volevo esagerare così ho azzardato solo un panino con mortadella (l’avessi mai fatto… m’è tornato su tutto il giorno, o forse è stata colpa delle curve?).
Una telefonata a Winnie per sapere dove è e poi dopo una bustina per la pancia, gas costeggiando il lago Trasimeno e sosta per l’aggiunta di Winnie e fratello.
Qualche foto, tante cazzate e si riparte per Magione. Da qui fino a Pierantonio la strada ha offerto meno curve (Dagasse l’aveva studiata perché ovviamente eravamo a più di metà percorso ed eravamo abbastanza stanchi).
La statale di Gubbio fino al paese era davvero bella e altri bei panorami e curve per Isola Fossara, Serra sant’Abbondio e Pergola. Da qui la statale 424 (che sembrava non finire mai) ci ha condotto finalmente a Marotta.
Dopo aver spento le moto ci siamo diretti sulla spiaggia di sassi bianchi. Io ho iniziato la svestizione perché avevo i piedi in cottura e ho sentito come era l’acqua. Caldissima! Così dopo un bel po’ di foto e il rito del rovesciamento dell’acqua precedentemente presa a Follonica mi sono fatto un bel tuffo in mutande. Fonsie e Ale mi hanno seguito.
Alcuni si sono avviati verso il casolare insieme a Dagasse mentre io, Ale, Fonsie e qualche altro ci siamo diretti al bar per qualche (piccola) birra e altre foto che potete vedere qui sotto.
Intorno alle 19.00 ci siamo preparati per andare al casolare. La strada d’ingresso me la ricordavo e pensavo di ricordare anche quella per arrivare proprio alla casa ma mi sbagliavo. Dopo essere entrati e aver svoltato a destra ci siamo persi prima con Kiddo, poi anche con Fonsie e Alessandro. Non male.
Le strade sterrate li intorno sembravano tutte uguali e sono tornato indietro trovando i miei amici. Svoltiamo li? Dove ? Boh? Proviamo. Gas, polvere, due sgommate e la strada è chiusa. Torniamo indietro, riscendiamo sulla strada, rientriamo dalla principale e riproviamo. Stavolta ci va bene e troviamo il casolare con gli altri già pronti e docciati che mangiano pistacchi e bevono birre.
Dagasse ci porta nell’appartamento per me, Ale, Fonsie, Winnie e fratello e iniziamo a turno le docce. Io nel frattempo mi prendo una pasticca per il mal di testa che mi porto dietro da diverse ore. Secondo me è il casco tenuto tutto il giorno. Preparo il letto con Ale e faccio un po’ di telefonate a casa raccontando le avventure della giornata.
Finite le docce si riparte per il ristorante poco lontano. La cena passa mangiando e bevendo parecchio (povera mia pancia, fai lo stesso rumore del Duke). Qualche scatto, uno sguardo alle foto della giornata, mille mila cazzate e si rientra alla base.
Qui l’alcol non era finito, anzi, le birre erano ancora parecchie e fresche. Il post cena è un delirio di cazzate sparate alla velocità della luce. Un riassunto può essere: David Gnomo, birra, una molla, Lello Splendor, birra, il liscio in lontananza, birra, scorregge (secondo me alcune anche vestite), birra, risate e poi la mia pancia che chiedeva pietà. Ok, ragazzi io vado su.
La notte inizia male perché quel disgraziato di Ale russa come un bicilindrico senza marmitta. Proprio mentre mi stavo addormentando rientrano gli altri facendo un casino mostruoso. Se non ero così stanco mi sarei alzato a tirargli qualche casco. Provo a dormire. WHAWAAHWAQQQQQQQAHAAAAAAAAAAAAAZZZZZZZZGQQGGWWGGW. Che rabbia!! Mi metto il guanciale sulla testa provando a non sentire. Niente. Smuovo un po’ il letto per far girare Ale e poi alla fine prendo sonno. Non so quanto dormo ma mi svegliano i crampi nella pancia. Devo andare in bagno subito. Il mio culo smarmittato ha sfondato ogni barriera di puzzo tanto che anche con la porta chiusa le altre camere sentivano il tanfo mi hanno detto la mattina. Boia, so proprio un conte. Che sudata però. Mi riprendo un po’ e torno a letto per un’altra ora scarsa di sonno.
La mattina alle 9.00 c’è la sveglia. C’è chi è già pronto e vestito. Noi siamo sempre in alto mare (anzi io in alta merda invece visto che sono già andato tre volte). Ci finiamo di preparare e poi scendiamo. Fa già un caldo mostruoso e vestirsi con tutto l’ambaradam è un suicidio. Non si può fare altrimenti.
La partenza, visto noi ritardari è rimandata di un’oretta buona. Decidiamo di fare colazione per strada (quale colazione? io è meglio se non mangio niente sennò cao anche l’occhi) e Dagasse ci porta in un delizioso borgo di nome Mondavio dove entriamo come guerrieri proprio dentro il centro storico e invadiamo il bar della piazza con gli ordini. Io mi limito ad una spremuta d’arance e il pacchetto di crakers al riso del giorno prima (triturati dal viaggio). La pancia brontola però per ora mi da tregua.
Scattiamo un po’ di foto di gruppo e poi dopo l’attesa per colpa di Fonsie che aveva lasciato un ricordino nel bagno del bar, riprendiamo la via del ritorno.
Ovviamente il buon Dagasse aveva pianificato una strada diversa dall’andata, infatti dopo il primo tratto da Cagli a Pergola ci ha portato verso il monte Perrone. Qui le curve e i tornanti in salita mi hanno fatto riprendere dal mal di pancia e il Duke mi ha portato in vetta in un batter d’occhio. La cosa bellissima che ho trovato lungo la strada sono state le milioni di farfalle bianche che ci venivano incontro. Non ne avevo mai viste così tante.
Scesi dal monte Perrore per un breve tratto sterrato ci sono stati due piccoli incidenti. Il primo al fratello di Winnie per una scivolata e il secondo un po’ più grosso per Ale che con la ruota anteriore è entrato nel canale della strada e ha rotto il cupolino e il parafango anteriore. Io e altri eravamo avanti (l’enduro fatto durante l’anno con la capretta mi ha reso un pelo più sicuro) e abbiamo aspettato per un bel po’ prima di capire cosa era successo dietro. Era già tardi e la strada da fare era ancora tantissima.
Dopo esserci ritrovati abbiamo fatto il punto della situazione e abbiamo deciso di tagliare il percorso altrimenti io sarei arrivato a mezzanotte. Così abbiamo puntato per Apecchio dirigendoci poi nella bella statale per Città di Castello. Da qui, facendo la SS73 siamo arrivati a Arezzo.
Le strade per tornare sul mare erano molte e anche divertenti ma non me la sentivo di fare 3 ore di curve e tornare a casa così tardi. Parlando con Ale, abbiamo deciso di mangiare un boccone insieme agli altri ad un autogrill prima di entrare in autostrada.
Una telefonata a Francesca per avvisarla che ero ad Arezzo, una rustichella leggera e il pieno al Duke. I saluti a tutti prima di ripartire per la lunga striscia d’asfalto che è l’autostrada.
La mia idea era di fare la strada fino a Bettolle e poi prendere il raccordo Siena-Bettolle per poi congiungermi a Siena. Purtroppo però l’autostrada in quel punto non l’avevo mai presa e ho sbagliato indicazione prendendo per Firenze. Così la striscia d’asfalto si è allungata ancora.
Con Ale ci siamo fatti fino a Firenze Scandicci dove al casello c’era Fonsie che ci aspettava. Tutti e tre insieme siamo entrati sulla Fi-Pi-Li (odiosa) fermandoci per rifare benzina per l’ultima volta.
A Empoli abbiamo salutato Fonsie che rientrava a casa mentre io e Ale abbiamo continuato fino quasi a Lavoria dove ci siamo fermati per un caffè e un succo di frutta.
Ripartiti ci siamo divisi nuovamente perché Ale è uscito a Lavoria mentre io all’uscita dopo di Vicarello per entrare sulla 206. Pensavo, meno male, almeno c’è qualche curva. Al distributore avevo guardato le gomme e la povera posteriore rain era disintegrata.
Mancavano poco più di 30 km a Cecina e la pisana la conosco piuttosto bene e so gli autovelox dove sono piazzati così ad andatura allegrotta sono arrivato a Cecina.
Ho parcheggiato la moto dietro casa perché pensavo poi di lavarla con l’aiuto di Federico e sono salito in casa. I miei cuccioli e Francesca mi stavano aspettando e io affacciandomi dal terrazzo ho guardato il Duke notando che uno scarico era più basso dell’altro. Visto che Federico voleva lavare la moto con me siamo scesi a prendere l’idropulitrice e avvicinandomi agli scarichi ho visto che si era spezzata la piattina inox che sosteneva il terminale sinistro. Beh, in oltre 1000 km mi sembra che non posso lamentarmi!
Federico mi ha aiutato nel lavaggio del Duke e poi l’abbiamo messo a riposo in garage. Prima di chiudere il garage l’ho guardata un’ultima volta e mi è sembrato che mi avesse strizzato l’occhio con il faro…
I ringraziamenti vanno:
- i più grandi innanzitutto a Dagasse, alias Filippo, che anche quest’anno ci ha accolto in quello che secondo me è un’enorme agriturismo con tutti i comfort (phon incluso vero Filippo?),
- a tutti i partecipanti con cui si è creato come sempre un clima di vera amicizia,
- al mio compagno di avventure Alessandro che mi ha sopportato fin dalla partenza a Cecina,
- a Fonsie per la frase “se non viene nessuno con te, ti accompagno io a Cecina”. Sei un amico.
- alle foto di Derapage,
- in ultimo, ma non in ordine di importanza, ai capelli di Pres! NMEZZO A VOI!